Guai a voi, dottori della legge, perché avete portato via la chiave della scienza! Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito.
Marco, 18, 52
Nella teoria della comunicazione e nella massmediologia contemporanea si è delineata la nozione di gatekeeping già a partire dagli anni ’50 (White, Gieber), intesa come il filtro o “censura interna” che nel mondo del giornalismo e dell’informazione verrebbe esercita verso certi contenuti, per ragioni ideologiche, politiche o di opportunità. Questo concetto è stato ripreso e sviluppato a partire dagli anni ’90. Nel lessico tecnico della teoria della comunicazione oggi si intende il controllo dell’informazione che si può esercitare nella codificazione dei contenuti, nella diffusione, nell’esclusione di tutto il messaggio o di sue componenti. Le redazioni dei giornali (organi sempre più controllati da network privati globali, piramidali e accentranti nelle mani di pochi decisori il flusso delle notizie) determinano oggi questa azione di filtro, secondo linee di censura che non sono dettate tanto dalle direttive dei governi (come nei decenni passati) ma da gruppi di interesse privato ormai più influenti degli Stati nazionali residui. Fin qui nulla di nuovo. Tuttavia è significativo che si sia spontaneamente affermato – ma evidentemente vox populi, vox Dei – una sfumatura di significato che amplia in modo imprevisto il campo semantico di ciò che il termine gatekeeper descrive. Usualmente oggi, soprattutto nel campo della comunicazione indipendente legata al Web, ai social media e ai blog, un settore sempre più importante che è diventato alternativo ai media tradizionali, il gatekeeper assume un tono più sinistro e sottilmente sospetto….
La comunicazione collegata ai circuiti principali dei network dell’informazione (testate televisive e giornalistiche, seguite per lo più dal pubblico generalista e adulto/anziano) definisce il cosiddetto mainstream : esso è il campo in cui si esercita naturalmente il gatekeeping tradizionale. Il grande campo dell’informazione indipendente (blog personali e siti internet) ha offerto spazio per narrazioni alternative, aggirando la censura dei media orientati in chiave pro-sistema. L’anno 2016 è stato uno shock perché l’elezione di Trump e la vittoria del referendum sulla Brexit, attribuiti alla “cattiva informazione” (fake news), hanno messo in crisi la capacità di controllo che il sistema stesso esercitava tramite i media tradizionali. Sempre di più oggi i social e la rete sono diventati il campo di battaglia per censurare e ostacolare la diffusione di elementi cruciali nel determinare la rappresentazione della realtà sociale, potenzialmente alternativa e scomodo all’agenda del potere globale. Il 2020 del resto con la frode elettorale negli USA e la censura nella falsa pandemia covid hanno visto il reclutamento dei Big Tech e dei principali social media nella cupola dell’informazione controllata.
Tuttavia la rete, con i suoi blog e siti indipendenti, con i suoi videomakers, rimane ancora un campo aperto, senza regole, e con la possibilità di far circolare una gran quantità di contenuti che altrimenti sarebbero censurati. Ecco dunque la nuova accezione, della figura del Gatekeeper: nel linguaggio comune egli è colui che agisce nel settore dell’informazione alternativa, tuttavia veicolando una narrazione solo parzialmente vera, versione edulcorate e controllate. Un finto “alternativo”, possibilmente molto seguito e accreditato, onde meglio svolgere il compito a lui assegnato che è quello di contribuire a creare narrazioni apparentemente alternative, ma sostanzialmente non scomode al potere dominante, al più anche fuorvianti e utili al Sistema stesso. Questa accezione, non creata dagli accademici e dai teorici dalla comunicazione, ma spontanea e popolare è davvero singolare: essa intercetta più di quelle accademiche una funzione addirittura “archetipica”, che ne illumina ancor meglio il senso etimologico. Il Gate-keeper in inglese è letteralmente il “controllore del cancello”, è dunque finalmente il Guardiano della Soglia, l’Ostacolatore colui che svolge un’azione volta a impedire l’accesso al risveglio, alla conoscenza superiore.
Se dovessimo interpretare i gruppi di utenti secondo le categorie esoteriche, e in particolare secondo quelle dei sistemi gnostici, il pubblico della comunicazione mainstream sono gli ilici, gli stupidi, i creduloni ignoranti, che si fidano ciecamente perché la cecità è la loro condizione esistenziale innata, e quasi “ontologica”. Per loro non c’è riscatto. I fruitori della informazione alternativa sono già psichici, cioè coloro che, pur nei loro limiti, hanno compreso la limitatezza del Sistema in cui sono immersi: sono gli aspiranti all’iniziazione, coloro per i quali sussiste un certo grado di indeterminatezza, che possono ancora salvarsi o sprofondare. Sono costoro, le loro coscienze, il vero campo di battaglia, ciò che farà la differenza, perché solo coloro che possono sottrarsi all’inganno. Perché nient’altro che inganno è la realtà tutta a cui gli esseri viventi sono esposti, e quindi altrettanto ingannevole sarà per forza anche il mondo dell’informazione convenzionale. E cospirazione è ciò che la tiene in piedi. Cospirazione che, per gli gnostici, non è solo politica ma prima ancora “cosmica”. Il gatekeeper è dunque un agente che svolge un ruolo in questa cospirazione: è una figura che per analogia ha i tratti anche del Trickster, quel dio minore, o entità intermedia, che gli storici delle religioni definiscono “ingannatrice”. Come scrive L. Hyde (Trickster Makes This World: Mischief, Myth, and Art, 2010) :
Ogni comunità ha i suoi confini, il suo senso del fuori e del dentro, e l’impostore (“trickster”) è sempre lì alle porte della città o alle porte della vita…
Ed ecco che questo ingannatore si trova appunto sulla soglia. Coloro che agiscono così svolgono un ruolo effettivamente cruciale nella Cospirazione (cosmica o politica) perché la loro azione intercetta coloro che sono animati dal desiderio di risveglio, dalla Nostalgia delle Origini, coloro aspirano all’Esodo oltre il Mar Rosso della Disinformazione. Questa funzione archetipica, nell’universo narrativo della celebre filmografia di Matrix, è svolto dall’Oracolo, un personaggio che solo inizialmente è “alternativo”, per poi rivelarsi antico quasi quanto l’Architetto, verso cui dirotta ciclicamente l’Eletto di ogni generazione di Matrix…
Questa è dunque una funzione essenziale per perpetuare l’inganno cosmico, intercettando quante più anime ricadano sotto la sua azione fintamente evolutiva e rivelatrice. D’altra parte, è sui numeri e sul peso critico di quanti sfuggiranno alle loro maglie che si determineranno i tempi della durata o della chiusura di un “Sistema” o ciclo storico-politico, al cui termine si attuerebbe, per i molti, la massima possibilità di fuoriuscita dalla Schema. In questa grande analogia cosmico-politica, coloro i quali assumono consapevolmente questa funzione, si sobbarcano di un immane peso karmico: se da un lato tale funzione è inevitabile – facendo parte dell’ordine cosmologico che regge il mondo della manifestazione – dall’altro coloro che adempiono questo compito ingrato, fuorviante e anti-spirituale, si assumono un peso grandissimi, che danna fino al crollo del Sistema o Ciclo… Per loro vale il monito evangelico che abbiamo ricordato: essi saranno maledetti perché sono coloro che, stando sulla soglia della verità, ne hanno occultato le chiavi. Non hanno voluto entrare e hanno impedito di farlo a molti che lo volevano.
Matteo Martini