Il paranoico è privo di colpe, perché ogni male viene disconosciuto, proiettato su un Altro, e negato dentro di sé. Egli interpreta: interpreta tutto secondo la propria inossidabile e inattaccabile griglia di pensiero.

Il sistema fondativo della paranoia è l’assoluta certezza. Ogni dubbio viene invalidato, espulso, nel giudizio del paranoico, oppure trasformato in sospetto che conferma la sua certezza originaria. Il paranoico è privo di colpe, perché ogni male viene disconosciuto, proiettato su un Altro, e negato dentro di sé. Egli interpreta: interpreta tutto secondo la propria inossidabile e inattaccabile griglia di pensiero.

È questo il problema della psicoanalisi, già denunciato da Evola e poi tangenzialmente messo in discussione anche da Jacques Lacan. Il rischio concreto – e in parte concretizzato nella contemporaneità – di passare dallo studio del disturbo individuale alla spiegazione del mondo. Con questo metodo, ogni aspetto umano – dalla politica alla religione, dalla sessualità all’educazione, dall’arte alla scienza – passa sotto l’osservazione critica dell’analista, e quindi del suo giudizio. Esso diventa il portatore e il portavoce della “verità psicoanalitica”, quindi il tenutario dei segreti inconsci che inducono a scegliere una certa via, a dedicarsi ad una certa attività, ad esprimersi con un certo comportamento.

Certo è che gli psicoanalisti devono fare chiarezza non tra loro, ma prima ancora tra sé e sé.

Dicono che la loro metodologia deve essere intesa come pratica sociale, ma poi finiscono per privilegiare il rapporto duale con connesso transfert. Dicono che non fanno terapia, però esprimono giudizi diagnostici e pareri clinici, pur non documentando alcuna preparazione psicologica e psichiatrica, ma autocertificati dal loro percorso personale.

Insomma, curano negando la cura, e contestualmente sono esenti da qualsiasi responsabilità che qualunque terapeuta deve assumersi nella sua attività professionale.

L’unica seria definizione l’ha fornita l’amico e responsabile del gruppo lacaniano che ho frequentato per anni – e quindi parlo con cognizione di causa – il quale disse che gli psicoanalisti sono gli intellettuali del ‘900, che danno un loro contributo alla cultura ed alla civiltà.

Fin qua niente di male, anzi. La loro pratica sarebbe un ulteriore e diverso contributo alla visione del mondo, un dipiù rispetto alle classiche dottrine sociologiche o filosofiche.

Ma le cose non sono così pulite e lineari. Basta leggere ed ascoltare quelli che sono ritenuti i pensatori dell’attualità – parlo di Galimberti e di Recalcati – e scopri che sono sì intellettuali, ma organici al sistema, funzionali al potere e acritici verso le istituzioni. Allora si sente verso chi va l’interpretazione, la diagnosi e il giudizio.

Se sei contro l’immigrazione allogena hai paura dell’Altro; se sei contro l’ideologia gender sei portatore di fobie sessuali; se sei per lo Stato assistenziale hai il complesso della “madre coccodrillo” che non fa crescere i piccoli; se sei sovranista hai un Super-Io sadico che non tollera gli altri popoli; se sei per la comunità organica ha un disturbo paranoico di esclusione del diverso; se sei favorevole ai confini nazionali hai “l’inclinazione fascista della clausura”; se non prendi precauzioni per il Covid o sei tanatofilico oppure sei controfobico per l’angoscia della morte, a seconda dell’interpretazione più confacente al committente dell’opinione. E via via diagnosticando sempre in ottemperanza delle direttive del mainstream.

Ci si potrebbe fare sopra quattro risate e lasciarli cuocere nel loro brodo, per le varie interpretazioni aggiustate all’occorrenza e contraddittorie secondo le circostanze. Ma la questione grave è che questi sono i tenutari dell’informazione di massa, gestendo finanziamenti, indicando strategie e sostenendo ideologie. Sono riferimenti politici, e come tali influenzano il pensiero omologante.

Come diceva un amico e collega: “Per chi sa usare solo il martello tutte le cose che spuntano sono chiodi”. Cose che spuntano e chiodi esistono, ma forse sarebbe il caso di togliere simbolicamente il martello a chi non è capace di fare questa semplice distinzione: – perché ci sono più cose tra cielo e terra di quante ne possano interpretare gli psicoanalisti. La Trump wave non è forse dovuta anche alla paranoia sociale infiltrante, contagiosa, diffusa e che lui ha sollecitato? A cui ha promesso soddisfazione e rimedi adeguati in una specie di elogio della razza, americana e bianca.

Per chi sa usare solo il martello……

Adriano Segatori